Le Conseguenze dell’Hangover
Con la pubblicazione di questo post perderò nell’ordine: la cittadinanza veneta, acquisita con gran fatica negli anni ruggenti della Lega Nord, a causa del cognome che denuncia chiare origini meridionali, esercitandomi in dittonghi impronunciabili per i non autoctoni. Il ruolo di Savia nella “Congrega del Porco”, un’associazione culturale basata sull’elogio della carne di maiale bagnata da vino rosso locale. Il saluto degli osti della zona, e non solo: mi esporrò a repliche durissime.
Sono settimane che penso di scrivere un articolo sull’alcol, più o meno dal giorno in cui ho assistito alla scena di un bambino di 2 anni a cui veniva fatto sorseggiare un alcolico non meglio definito tra i sorrisi divertiti degli adulti presenti. Inutile far presente da parte mia che si trattava di una pratica pericolosa: nemo profeta in patria, soprattutto quando la patria è un paese veneto in cui vige la convinzione che un po’ di alcol non fa certo male, cosa vuoi che sia.
E allora, come un novello Piero Angela, vi accompagno a scoprire gli effetti del percorso dell’alcol all’interno del nostro corpo.
E dedico questo viaggio a chi consente a un bambino di assaggiarlo, con sistematicità.
A chi sorride se il proprio figlio adolescente “prende una balla”, ma solo ogni sabato sera.
A chi non si rende conto che la propria figlia adolescente dimagrisce grazie a una cena in cui il cibo viene sostituito da bevande alcoliche.
A chi durante la gravidanza si concede di bere, “ché fa sangue”, e durante l’allattamento di consumare birra, perché “fa latte”.
L’alcol ingerito viene a contatto con la mucosa della bocca, della faringe, quella dell’esofago e dello stomaco e precocemente le danneggia: ha effetto tossico e lesivo per le cellule – la detossificazione avverrà più in là, nel fegato – e iniziano i processi di flogosi (infiammazione) e riparazione, e quindi aumenta la possibilità di formazione di cellule tumorali.
Non a caso l’assunzione di alcol è percentualmente una delle maggiori cause di tumori alle prime vie digerenti, ma anche al fegato e al seno.
Nello stomaco e nella prima parte dell’intestino viene assorbito, se lo stomaco è vuoto l’assorbimento è rapidissimo: passa nel sangue e lì gironzola finché il fegato non completa la detossificazione dello stesso, misura necessaria affinché smetta di danneggiare le cellule del corpo.
“Completa” è un termine che denota un certo ottimismo da parte mia, l’ottimismo di chi parte dal presupposto che l’alcol sia introdotto in quantità tale che sia sufficiente la capacità massima di detossificazione del nostro fegato, perché, se venisse superata, gli effetti tossici non potrebbero essere evitati. E se tante sono le cellule con cui l’alcol viene a contatto attraverso il letto sanguigno, sono ovviamente tanti i danni possibili, oltre ai tumori : statosi epatica, cirrosi, epatite acuta, pancreatite, impotenza, infertilità, ipertensione, gotta, alterazione della permeabilità intestinale, danni ai reni, deficit nutrizionali, diabete, obesità viscerale, demenza, neuropatia.
Ora, che i bambini fino a 5 anni NON abbiano la capacità organica di detossificare l’alcol, perché proprio manca loro l’enzima addetto a farlo, e che l’alcol rimanga libero di danneggiare tutte le cellule che arriva a lambire, è un particolare su cui fermarsi a riflettere senza bisogno di aggiungere considerazioni ulteriori.
Negli adolescenti, che gli strumenti di detossificazione un po’ li hanno maturati, anche se in misura minore rispetto a un adulto, il vero problema è la quantità: la massima capacità di detossificazione viene ampiamente superata visto che la finalità dell’abuso di alcolici in questa fascia d’età è proprio il raggiungimento dello stato di ebbrezza. Oltre ai danni organici è utile sapere che chi inizia a bere sotto i 13 anni ha un rischio da 3 a 7 volte maggiore di approdare ad alcolisimo o all’abuso di droghe rispetto a chi inizia dopo i 17 anni; motivo per cui, banalmente, non si devono somministrare alcolici sotto i 16 anni.
Se gli, anzi, soprattutto le, stando ai dati epidemiologici, adolescenti saltano la cena per lasciare lo spazio calorico agli alcolici (drunkoressia) è perché a parità di calorie l’alcol ha minor potere “ingrassante” rispetto al cibo, e l’introduzione a digiuno può indurre la chetogenesi, quindi si può ottenere una perdita di peso. Nel migliore dei casi vanno incontro a malnutrizione, se la pratica diviene costante, ai possibili danni di cui sopra, se esagerano nelle quantità, ad eventi acuti da intossicazione, passando per acidosi metabolica fino ad arrivare al coma.
In gravidanza, quando l’alcol entra nel corpo della madre è già anche in circolo in quello del nascituro, ed ha un riconosciuto effetto teratogeno, cioè ha la capacità di indurre malformazioni nel feto, in varia misura da soggetto a soggetto. La Sindrome Feto Alcolica (caratterizzata da difetto di crescita, anomalie morfologiche, compromissione del sistema nervoso centrale) è la più severa conseguenza dell’esposizione in utero all’alcol insieme a una maggiore incidenza di aborti e natimortalità, ma anche rispetto alla convinzione che “faccia sangue” sorprenderà sapere che semmai può indurre ad anemia.
Chiaro che, non avendocelo scritto in fronte se il nostro sistema “mamma–feto” sarà in grado di difendersi più o meno efficacemente dagli effetti teratogeni dell’alcol, anche in questo caso, l’astensione totale è l’unico comportamento sicuro.
E la birra non aumenta la produzione di latte materno, non più di quanto farebbe qualsiasi liquido almeno, e a quel punto lo sceglierei analcolico, per evitare di fare dell’allattamento l’ happy hour del nostro bambino, con tutti i danni annessi.
Chi non appartiene alle categorie suddette ed è un soggetto adulto e sano può orientarsi come segue:
- Preferire vino e birra, che a fronte dell’introduzione di alcol almeno forniscono sostanze antiossidanti protettive, come l’ormai noto resveratrolo
- Considerando che la porzione di alcol è pari a 125 ml di vino o 330 ml di birra, non superare 2-3 porzioni al giorno per l’uomo adulto, 1-2 per la donna adulta e l’anziano; tuttavia, in considerazione dei danni potenziali di cui sopra, soprattutto vista l’elevata correlazione con certi tumori, terrei il consumo anche più basso. Le porzioni NON sono cumulative: l’assunzione sistematica controllata può essere salutare, l’assunzione occasionale esagerata è sempre dannosa.
- Assumerlo a stomaco pieno, meglio se a pasto, meglio se il pasto è completo di tutti i nutrienti (carboidrati, proteine e grassi) per rallentarne l’assorbimento sia nello stomaco che nell’intestino
- Bere acqua nello stesso pasto: visto che l’alcol non idrata, semmai il contrario, ad ogni porzione di alcol facciamone seguire due di acqua
- Svolgere una moderata attività fisica quotidiana, perché far lavorare i muscoli è l’unico modo per utilizzare le calorie date dall’alcol, che sono tante e diversamente andrebbero ad incrementare il grasso viscerale addominale, localmente denominato “panzetta da ombre”.
foto: scena tratta dal film ” The Hangover”