L’Incredibile Milk
Quando ho deciso di scrivere un articolo sull’allattamento mi è partito l’embolo poetico perché ho ripensato a quando mia figlia è nata: mi era scattata istantaneamente l’ossessione di allattarla. A volerla razionalizzare, nasceva dal fatto di sentirmi totalmente impreparata come madre, ero sicura che le avrei fatto mancare sicuramente qualcosa – per incapacità certo, non per volontà – ma potevo allattarla: almeno in quello avrei fatto qualcosa di buono per lei.
Quasi un aiuto che la natura offre per accompagnare la donna dentro il nuovo ruolo di madre.
E così la più alta espressione di narcisismo e di dono si sono unite carnalmente in quel desiderio.
Piccolissimo particolare: avevo come vicina di casa un’ostetrica bravissima in pensione con due figli maschi che non vedeva l’ora di addestrarmi ad allattare correttamente la bambina che non aveva mai avuto.
Sì perché se è vero che è un’azione prevista dalla natura del nostro corpo, la maggior parte delle volte risulta tutt’altro che naturale.
Tutte le donne possono allattare, non solo quelle che hanno appena partorito, quindi anche le mamme adottive o mamme che decidono di allattare quando il bambino ha già qualche mese.
Basta attaccare il figlio, di pancia o di cuore che sia, al seno nel modo corretto.
La produzione di latte è legato alla prolattina, la secrezione all’ossitocina: entrambi questi ormoni vengono attivati dalla suzione corretta del bambino (La suzione corretta viene insegnata in corsi riconosciuto dall’OMS, che generalmente sono organizzate capillarmente sul territorio).
Quando una donna dice di non averne è perchè non è adeguatamente stimolata, cioè non attacca il figlio al seno nel modo corretto, e questo, tra l’altro, può portare alla formazione di ragadi, altro frequente deterrente.
Ma questi non sono gli unici motivi che inducono a pensare che ci sia qualcosa che non va nella qualità o nella quantità del proprio latte.
I bambini che piagnucolano poco tempo dopo la poppata fanno insorgere il dubbio “non ha mangiato abbastanza”, invece è facile che si tratti di creature che non hanno succhiato per abbastanza tempo.
Il latte cambia durante la poppata: il primo è più ricco di zuccheri e invoglia il poppante a poppare, poi viene secreto un latte più denso di grassi che lo nutre e gli impegna la digestione per un po’, rendendolo pago e rilassato. Una poppata che dura 5-10 minuti è difficile che faccia accedere alla parte più consistente del latte.
E i seni vanno svuotati entrambi proprio per questo motivo e poi perché, banalmente, un seno svuotato banalmente si riempie meglio, quindi vanno “usati” a poppate alterne.
La doppia pesata è un altro killer dell’allattamento al seno.
Misurare il peso prima e dopo la poppata per vedere quanto latte ha bevuto il bambino può essere davvero fuorviante: la madre con attaccato suo figlio costituisce un unico sistema endocrino in grado di autoregolarsi in base alle necessità del bambino; per questo motivo i pasti possono essere quantitativamente molto diversi fra loro.
L’unico peso che vale la pena prendere è quello settimanale del bambino, se l’aumento è compreso tra i 150 (si tollera anche un 125) e i 200 g. il bambino sta mangiando abbastanza.
Anche la famosa “aggiunta” di latte artificiale è pericolosa: il latte dal biberon fuoriesce troppo più facilmente rispetto a quello dal seno, e un bambino pigro potrebbe stancarsi di fare fatica e mostrare chiare preferenze per il biberon.
Assodato che ogni mamma (o quasi) può produrre latte capiamo quali sono i provvedimenti nutrizionali per far sì che non solo nostro figlio si sazi, ma magari che curi la crescita in ogni sua parte.
La tradizionale indicazione di “ mangiare per due” ha senso solo se durante la gravidanza si è preso poco peso (<9 kg) partendo da un sottopeso (bmi<18,5). Questa condizione si verifica molto raramente, quindi generalmente, anche se la teoria vuole che si aumentino le arcinote 500 kcal al giorno, si può anche non farlo, certe di trovare nei cuscinetti adiposi che abbiamo messo su fianchi, sedere e parte alta delle cosce l’energia adibita specificatamente all’allattamento. Vi ricordate quando vi dicevo che allattare è come fare una liposuzione ai fianchi (Quello che alle donne non dicono)? Ecco, se la dieta di base è equilibrata è proprio così.E qui può venire in aiuto la cara, vecchia dietista.
La prima vera necessità è di bere di più, almeno un litro in più rispetto all’abitudine, ma che non diventi una scusa per concedersi bevande zuccherate e/ gassate e/o men che meno alcoliche (Le conseguenze dell’ hangover); tutt’al più esistono degli estrattori di frutta e verdura che creano succhi in grado di conservare tutti i micronutrienti, comprese le fibre se si sceglie di non filtrarli, e che quindi si configurano come eccellenti integratori.
La seconda importante necessità è quella di proteine, + 19 g nei primi 6 mesi, + 12 g nei successivi mesi, e siccome questa necessità si affianca ad aumentate necessità di iodio, zinco e rame, è bene prenderle da carne (magra, bianca), pesce e uova, e in un colpo solo soddisfare tutti i fabbisogni citati; se si è vegetariani, diventa importante ricorrere a un integratore.
Il calcio va a braccetto con la vitamina D per garantire la mineralizzazione ossea, di entrambi va garantito l’introito, parecchio elevato nel primo caso, con acque minerali e formaggi stagionati. Nel caso della vitamina D è importante ricordare che un introito insufficiente si correla a conseguenze negative per la madre ed il neonato; si può prevenire il deficit con un esposizione adeguata al sole o tramite integratore (Lady D).
L’assunzione di omega 3 durante l’allattamento è molto utile per lo sviluppo cognitivo e visivo del bambino e garantisce il normale sviluppo fetale; più del 95% degli omega 3 presenti nel cervello e nell’occhio sono DHA, acido docosaesaenoico, che si trova nel pesce grasso. Se non si assume pesce almeno 4 volte alla settimana bisogna ricorrere ad integratori.
Infine una supplementazione di Lactobacillus Rhamnosus potrebbe ridurre la possibilità di sviluppare dermatite atopica o quantomeno la gravità della stessa. Gli studi si concentrano sui primi mesi di allattamento, pertanto è in questa fase che è importante per la mamma introdurli.
Ma passiamo alla fase che preferisco, quella di torquemada dei cibi
Ecco, non sognamoci di incriminare aglio, peperoni, cavoli e qualsiasi alimento abbia la fama di far virare il gusto del latte: non fanno male al bambino, né gli rendono sgradevole il sapore del latte, anzi, se scegliamo di variare molto gli alimenti stiamo già attuando un’ educazione al gusto, facendolo venire in contatto con cibi che conoscerà durante lo svezzamento.
Eliminiamo invece serenamente:
- Cibi confezionati che presentino nella lista degli ingredienti anche solo un nome che non conosciamo (questa indicazione non vale per chi ha studiato chimica, a voi dico: nessun additivo!) o che non sia specifico a sufficienza (es. grassi vegetali…sì, ma quali?)
- Dolcificanti artificiali e additivi di ogni genere
- Bibite dolci
- Grassi cotti
- Alcol
Limitiamo infine le cotture lunghe, soprattutto i grassi cotti, i cibi dolci,i caffè e le tisane al finocchio, che per via dell’estragolo, che ha un chiaro, sia pure non elevato, rischio di genotossicità e cancerogenicità, scende in classifica dopo anni di vetta ottenuta grazie alla capacità di contrastare il meteorismo.
Ma perché medici, ostetriche, dietiste sono tanto invasati quando si tratta di promuovere l’allattamento al seno? Mettetevi comodi:
Rispetto al latte con formula o al latte vaccino ha un ridotto apporto proteico, e questo è un vantaggio perché un elevato intake proteico nei primi mesi di vita si associa ad un maggiore BMI e ad un più rapido aumento ponderale e di adiposità nei primi due anni di vita.
Considerando che un bambino obeso ha ottime probabilità di portarsi dietro il sovrappeso crescendo, pensiamoci.
L’allattamento al seno, soprattutto se esclusivo, è associato a minori livelli di colesterolo in età adulta e a minori valori di pressione arteriosa.
Come si è già detto l’allattamento aumenta la capacità del lattante di auto-regolare fame e sazietà grazie ad alcuni ormoni (leptina, adiponectina, insulina, PYY, GLP-1); la capacità di regolare efficacemente lo stimolo della fame e la percezione della sazietà è un altro fattore preventivo dell’obesità.
Contiene pre e probiotici che colonizzano adeguatamente l’intestino: adeguatamente vuol dire che si seleziona una flora batterica che sembra prevenire obesità e allergie.
Garantisce al bambino ciò di cui lui ha bisogno, quindi il bambino è più forte e risponde meglio anche alle infezioni acute, oltre a passargli le immunoglobuline A, anticorpi già bell’e pronti.
Sembra infine che protegga da condizioni croniche e spesso su base autoimmune come il diabete tipo 1, la colite ulcerosa e morbo di Crohn.
Allattate gente, allattate! E a richiesta del bambino, tutte le volte che vuole, ché non può diventare un vizio: da un unico gesto prende nutrimento, protezione, amore, contatto di pelle con la madre.
Quando arrivano rendono reale ciò che era già evidente: la vita – come loro – sta fuori dagli orari e dalle regole.
foto: “Il Latte Sognato Dai Nani” di Nicola Bertellotti